sabato 26 settembre 2009

lunedì 14 settembre 2009

Andrea,Matteo e tutti quelli che mi amano vadano a leggere il mio racconto su Annunci69 il titolo è:"Dal mio diario la combriccola". Leggete e fate dei commenti.

martedì 8 settembre 2009

Dal mio diario

Martedì 2 ottobre 1984.
Oggi si festeggiava Sant’Angela ed io mi sono recata a casa di mia nonna materna per fargli gli auguri di buon onomastico. I miei genitori non mi hanno accompagnata, mio padre è in rotta con la nonna giorni fa hanno avuto una discussione.
La nonna c’è rimasta male mi ha detto che mio padre, è una testa di “cazzo” e che per colpa delle sue scemenze gli mette la figlia contro. Con le lacrime agli occhi ha aggiunto: “Quale occasione migliore per riappacificarci, ma questo tuo padre non l’ha capito.” Dopo un po’ che ero lì, è arrivato zio Ernesto (fratello di mia madre), con la moglie e il figlio Poldo.
Poldo, è più grande di me di due anni ha sedici anni ed è un gran bel ragazzo. Mentre i grandi erano in cucina, Poldo ed io siamo andati nel solaio a rovistare tra le vecchie cose di nonna. China frugavo nella cassapanca, dove vi erano vestiti e scartoffie a un certo punto sento che Poldo, mi tocca il culo. «cosa fai?» Gli chiedo e giro la testa per guardarlo. «hai un bel culo cuginetta». Nel dire questo stringe la mano nel mezzo delle chiappe, mi alzo inviperita, sto per mollargli un ceffone, ma mi fermo nel vedere che ha il cazzo fuori. «rimettilo dentro». Il tono della mia voce è greve, ma non abbastanza da intimorirlo, infatti, non si scompone, anzi afferra il pene duro e inizia a menarselo. «Anche Agnese faceva la sostenuta poi me la so fatta proprio qua la settimana scorsa». Agnese, è una nostra cugina ha diciotto anni. «non ti credo lo dici solo per farti bello». Lo spinsi. «giuro è la verità! Da prima non voleva diceva che ero troppo piccolo per lei poi quando gli ho fatto vedere questo, (scrolla il cazzo) si è messa a cosce aperte sulla cassapanca che chiavata ci siamo fatti. Agnese, è già una donna tu sei ancora una mocciosa». Se il suo scopo era quello di farmi arrabbiare, devo dire che c’era riuscito. «Agnese queste non le ha è piatta! » Sollevo la maglietta e gli faccio vedere le tette belle grosse.
«cazzo!» Esclama sedendosi su una vecchia sedia a dondolo. Gli butto un cappello del nonno che lui mette sul cazzo stava salendo qualcuno.
Era sua madre. «Vi ho portato la macedonia che ha fatto la nonna». Ci allunga due coppette d’acciaio colme di frutta. «cosa state facendo? » Chiede guardandosi intorno.
«curiosiamo» rispondo. «dopo rimettete tutto a posto» ci sorride e va via. Poldo, si alza e mi scappa da ridere nel vedere che il cappello è rimasto attaccato al suo cazzo. «beh ora sai che uso ne puoi fare». Gli dico con un pizzico di cattiveria e, inizio a mangiare l’ottima macedonia di nonna. Lui toglie il cappello, e mette la coppetta a livello del cazzo e riprende a masturbarsi. «Che cosa vuoi fare?» Gli domando. «vi aggiungo la panna». Risponde osservando quello che fa. «ohhh... Cinzia sto per venire». Schizza sull’insalata di frutta. «mangia questa! » Sostituisce le coppette ora tra le mani ho quella arricchita di sperma. Un po’ titubante, inizio a mescolare con il cucchiaino in modo che la sborra, si amalgama alla frutta. «non sono una mocciosa e te lo dimostrerò». Per sovrastare Agnese, dovevo compiere un gesto eclatante dovevo mangiare il suo sperma questo avrebbe annullato la chiavata che si era fatto con l’altra cugina. Quando porto alla bocca il primo boccone, Poldo sgrana gli occhi incredulo. «mangi per davvero? » Dice rimettendo il cazzo ormai floscio nelle braghe. Lo zucchero, la frutta, e soprattutto il maraschino, coprono il sapore dello sperma non avverto alcun retrogusto. Dopo finito di mangiare, lecco l’interno della coppetta e mi passo la lingua sulle labbra mandando in tilt Poldo.
«dobbiamo rivederci senza nessuno tra le palle sono sicuro che sai fare molte cose». Queste parole me le dice mentre scendiamo.
Erano tutti nella sala. Ai genitori di Poldo, si erano aggiunti altri parenti e un signore anzianotto che non avevo visto mai.

Alle diciotto, restiamo in tre io, nonna e Felice il signore anziano che non conoscevo.
Felice, mi ha catturata è la copia sputata di un attore che seguo in un serial televisivo.
Identico e preciso a Bob il nonno di Bart il protagonista dei telefilm.
Nella realtà da quello che ho capito Felice, è l’amico di nonna rimasta vedova quando io avevo appena due anni. Ero in cucina che mettevo a posto i due nella sala. Sto per andare da nonna per chiedergli dove vanno messe alcune stoviglie, mi fermo prima di entrare nella stanza stanno parlando.
«che ti prende stai fermo!»
«mi è venuta una gran voglia». La voce di Felice è lasciva.
«non dimenticare che di là c’è Cinzia». Risponde nonna con un tono più appagato.
«come faccio a dimenticarlo? La colpa è sua se sono in questo stato».”?!”
«che dici?» Ora mia nonna si fa seria.
«ma non l’hai vista? Ha quei jeans talmente attillati, che si vede lo spacco della fica e non porta nemmeno il reggipetto ho notato i capezzoli turgidi che a momenti gli forano la maglia»
«ti rendi conto che stai parlando di una ragazzina? E per lo più di mia nipote? Sei un porco».
«Mandala via facciamo l’amore».
«A quest’ora da sola non la mando a casa la accompagni tu e cerca di fare il bravo».
«l’accompagno se vieni anche tu!»
«no! Non voglio incontrare suo padre vai da solo quando torni, faremo tutto quello che vuoi». Torno sui miei passi ripensando a quello che ho sentito poco prima. Non immaginavo che dei jeans e una polo, scatenassero una guerra di ormoni all’interno di un uomo di una certa età. Non sapevo se essere orgogliosa o se mi dovevo preoccupare del mio aspetto avvenente.
Le giornate di ottobre anche se ancora calde, si sono accorciate alle diciannove quando salgo sull’auto di Felice, è già buio. Casa mia da quella di nonna, non è distante, ma c’è da percorrere uno stradone poco illuminato e non frequentato. Felice guida fissando la strada senza dire una parola, io lo osservo con la coda dell’occhio. Procediamo lentamente ci sorpassano tutti persino i motorini. «Ti dispiace se ci fermiamo ho bisogno di fumarmi una sigaretta guidando non riesco». Svolta a destra dove vi è la casa Circondariale di Poggioreale ferma la macchina. Il posto dove siamo ha una brutta fama di solito lì si fermano coppie clandestine, puttane, e travestiti per fare sesso protetti dall’oscurità. Davanti a noi c’è un’auto ferma non scorgo gli occupanti per la troppa oscurità. Felice, mi allunga il pacchetto di sigarette.
«Vuoi?» mi dice timidamente la prenderei volentieri, ma temo che possa riferire alla nonna che fumo, quindi gentilmente rifiuto. La mia attenzione, è attirata dalla luce di cortesia che si accende nell’auto davanti a noi. Quello che vedo è una che si solleva, apre la portiera e sputa ripetutamente.
«gli ha fatto un bocchino! » rimarca Felice.
«Tu... li fai?» Mi chiede portandosi la mano tra le gambe.
«Se prendo la sigaretta dopo lo vai a dire a nonna che fumo?»
«assolutamente no! Tieni». Prendo la sigaretta lui avvicina l’accendino noto che la sua mano trema notevolmente.
«ti ho fatto una domanda? »
«Mi è capitato di farli, ma non dire niente per favore!».
«Non temere sarà un segreto tra me e te. Ti piace farli?»
«E’ divertente personalmente non provo niente, ma mi piace vedere come reagiscono i ragazzi».
«e... Come reagiscono?»
«si contorcono, imprecano, urlano. Ed io mi sento importante».
«Non so come dirtelo, ma... dove finiscono insomma il seme lo ingoi?».
«a volte si altre volte faccio come quella di poco fa lo sputo». Da un pezzo aveva finito la sigaretta, ma non si decideva a partire a me stare lì raccontargli le mie cose non dispiaceva per niente.
«Ti da fastidio se lo tiro fuori? L’ho talmente duro che mi fa male».
«No! Ma quando mi porti a casa?».
«Dopo non aver fretta. Che cosa facevate nel solaio te e Poldo?» Si sbottona i calzoni, abbassa la cerniera a questo punto giro la testa dal lato del finestrino.
«Ti vergogni? Guarda». Mi giro per non dare l’impressione della smorfiosa da subito lo guardo in faccia ha il viso stravolto dall’eccitamento abbasso lo sguardo, sul suo fallo è grosso, gonfio, si porta la mano sopra e lo accarezza.
«Ti piace?» Mi dice con una voce che mi sembra di sentire per la prima volta.
«E’molto grosso». Rispondo fissando quella mazza di carne.
«Ti ho chiesto di Poldo!» Inizia a segarsi e a me ripensando a Poldo, mi scappa da ridere.
«Ti sembra buffo quello che sto facendo? »
«Non ridevo per questo, ma Pensavo a Poldo è tutto scemo quel ragazzo».
«Perché gioia racconta». Mi afferra il polso e guida la mia mano sul suo cazzo.
«Sai come si fa vero? Senza fretta, dolcemente e dimmi cosa hai fatto con tuo cugino». Impugno la verga è bollente non riesco a circuirla completamente è troppo grossa. Mi giro del tutto dalla sua parte per poterlo masturbare a modo. Nel frattempo, un’altra auto ha occupato il posto di quella del pompino. Masturbo Felice e guardo quello che fanno i due nella macchina davanti a noi. Hanno la luce accesa, si stanno baciando in bocca.
«Ti piace guardare eh!» Nel dire questo Felice, mi mette la mano sotto la maglietta.
«Non porti mai il reggipetto?»
«Quasi mai mi da fastidio».
«Che tette meravigliose che hai sode e grosse uhhh». La donna nell’auto davanti si china.
«Fallo anche tu». È quasi una supplica quella che viene fuori dalla bocca di Felice.
«Solo un po’ dopo mi porti a casa».
«Ok!» Mi abbasso, tiro fuori la lingua inizio a leccarlo da prima sulla cappella poi scendo fino alle palle.
«Prendilo in bocca puttanella! » Parla a denti stretti come se stesse soffrendo. Spalanco la bocca e ingoio metà cazzo. Lui mi solleva la maglia e mi accarezza la schiena.
«Che pelle soffice, vellutata sei davvero un gran pezzo di fica». Vado su e giù con la testa Felice geme e si torce. Penso che possa bastare sto per sfilarmelo, ma lui mi mette le mani sul capo.
«Ancora un po’ troietta altri due colpi e giungo». Mi afferra i capelli, tira e poi spinge cadenzando il movimento della mia testa vado su e giù a suo piacimento. Sento la verga pulsare nella mia cavità orale Felice solleva il culo dal sedile e mi blocca la testa.
«Ferma... stai ferma ohhh... sì... sì eccomi». Da subito, avverto il caldo, poi la densità e infine il sapore pungente dello sperma. Sto lì fino a che non smette di pulsare poi lentamente me lo sfilo dalla bocca, mi sollevo e cerco qualcosa dove poter sputare Felice, mi allunga un fazzoletto lo prendo e vi sputo dentro la sborra. Quella dei ragazzi che ho spompinato fino adesso non è così densa e nemmeno acre come quella di Felice che si accende un’altra sigaretta.
«Mi raccomando tra noi non è successo niente». Mi dice ricomponendosi.
«Io non dirò niente a nessuno giuro, ma anche tu devi fare lo stesso». Si fa la croce sulle labbra e poi dice: “Lo giuro”. Mi sento più tranquilla ora che ha giurato.
Quando siamo sotto casa, insisto per farlo salire, ma lui non vuole. Ci salutiamo con la promessa di rivederci a casa di nonna.

Ho tirato fuori da un vecchio baule il mio diario e l’ho messo in bella mostra in modo che mio marito lo possa leggere come nel film: “La chiave”. Voglio che lui sappia come ho vissuto l’adolescenza e non solo nel diario ho aggiunto cose che mi sono capitate di recente e che lui non sa.