giovedì 18 novembre 2010

Storie di preti

Avrei bisogno di sapere se qualcuno di voi avuto a che fare con i preti a livello sessuale. Storie vere non inventate vi prego lasciate un commento.
Grazie dalla vostra Cinzia.

venerdì 3 settembre 2010

Racconto diverso.

Alle cinque di mattina, ero già al forno per prendere pane e cornetti freschi. Il forno da casa mia, dista un centinaio di metri ci andai in vestaglia e sotto la piccola camicia da notte. Oreste il fornaio, è un buontempone, gli piace molto scherzare dire frasi provocatorie. Non appena mi vide, gli brillarono gli occhi eravamo soli. Prese dalla cesta uno sfilatino e cominciò a lisciarlo come se fosse un grosso cazzo.
«Così mi è diventato non appena è entrata.» Disse passandosi la lingua sulle labbra in modo molto sensuale. Sentii la mia passera masticare a vuoto. Oreste uscì da dietro al banco, si mise alle mie spalle, passò le mani sotto le mie braccia e mi strinse i seni. Allungai la mano e gli tastai il cazzo da sopra i calzoni era duro. Mi aprì la vestaglia e tirò fuori le tette dalla camicia da notte. Prese i capezzoli tra le dita come se fossero mozziconi di sigarette e li tirava. Abbassai la cerniera e infilai la mano nella patta aperta. Afferrai il cazzo e lo tirai fuori. Al tatto era tozzo, grosso. Sentivo l’alito caldo sul collo e la lingua che mi leccava l’orecchio.
«Come mai qui a quest’ora?»
«Avevo voglia di cazzo.»
«Tuo marito non te lo da?»
«E’fuori per lavoro da una settimana.»
«Sapevi che qui avresti trovato quello che cercavi vero?»
«Ci speravo.»
«... e ti è andata bene ho una gran voglia di fotterti sei una vacca vieni.» Mi prese per mano e andammo nel retrobottega. Guardai il suo arnese era davvero grosso e nodoso.
«Togliti tutto ti voglio nuda.» Si calò i calzoni, mi spogliai, quando tolsi gli slip, mi spinse sui sacchi di farina.
«Comincia con un bel bocchino.» Non aspettavo altro avevo una gran voglia di prenderlo in bocca. La cappella era molto pronunciata la ripulì dai peli. L’odore di piscio che emanava quella verga, mi riempì le narici. Gli leccai il glande, poi, lo presi in bocca e iniziai a ciucciarlo.
«E brava la signora Cinzia succhi davvero bene.» Succhiare un cazzo alle cinque del mattino a stomaco vuoto, mi metteva un certo languorino. La pancia borbottava.
«Che delizia. Ma ora basta voglio chiavarti in fica prima che arrivi Ignazio il “metronotte” allarga le cosce.» Mi distesi sui sacchi di farina e spalancai le gambe. Oreste si sdraiò su di me e me lo mise dentro. Era un omone grosso, il peso del suo corpo mi schiacciava “speriamo che sborri presto”. Mi dicevo tra me. «Ohhh... bella topona sei una gran chiavata ahhh... che bello!» Sentivo le ossa scricchiolare il “pachiderma” non veniva. «Dai sborra, schizza riempimi di sperma l’intestino.» Lo spronavo incitavo, ma niente continuava a fottermi con veemenza, ma dello sperma nessuna traccia. “Oreste! Oreste!” La voce ci arrivava dal negozio. «Cazzo! È Ignazio il metronotte.» Disse Oreste alzandosi e ricomponendosi. Uscì lasciandomi a cosce aperte sui sacchi di farina. Non sapevo se rivestirmi o aspettarlo per farlo concludere. Mi alzai, presi un cornetto e lo azzannai. Ignazio, lo conoscevo bene era il nipote di Vittorio mio marito. Per educazione mi chiamava zia. Un bel ragazzo di venticinque anni. Mi faceva una corte sfrenata tutte le volte che ci incontravamo. Ero sempre riuscita a dribblarlo per non fare un torto a mio marito. Personalmente non mi sarebbe dispiaciuto farmi dare due colpi da Ignazio, ma Vittorio era stato categorico “tutti tranne che lui!” Mi aveva detto.” È un fanfarone uno che si vanta mi sta sul cazzo”. Aveva aggiunto. Nuda seduta sui sacchi di farina, mangiavo il mio cornetto. Oreste non tornava ed io non potevo andarmene sentivo che c’era gente nel negozio. Erano ormai le sei ora di punta per il forno. Tutti si apprestavano a comprare pane e cornetti per preparare le colazioni a figli e mariti. Entrò Oreste. «Abbi pazienza c’è tanta gente.» Mi disse ansioso. «Voglio tornarmene a casa.» Risposi alzandomi. Non replicò tornò nel negozio. In che situazione di “cacca”, mi ero cacciata. Mi rivestii. Misi in una borsina di plastica, del pane e dei cornetti, ero intenzionata a uscire. Controllai che tutto fosse in ordine che non avevo niente fuori posto. Feci un grosso respiro e varcai la soglia. «Vado Oreste ho preso quello che mi serviva.» Uscì a testa bassa senza guardare in faccia quelli che erano nella bottega. Una volta in strada, sospirai per la ritrovata libertà.
Short o minigonna? Cosa indossare per andare a fare un po’ di “shopping?” Un dilemma. Con delle belle cosce, puoi permetterti sia uno sia l’altra, anche se a mio avviso gli uomini preferiscono la minigonna. E sì perché lo short pone dei limiti, oltre non vedi mentre con la minigonna, c’è sempre la speranza di poter vedere le mutandine se ci sono. Mentre mi masturbavo la mente con questi pensieri futili, suona il campanello. Vado ad aprire. Davanti mi trovo Ignazio è scuro in viso.
«Come mai quella faccia che succede?» Gli domando e, lo faccio entrare.
«Ti ho vista stamattina uscire dal retrobottega del fornaio.»
«... e allora!? Sono andata a comprare il pane!»
«Quello che facevi già lo so. (divenni rossa in viso) Non sono qui di mia spontanea volontà mi ha mandato Oreste.»
«Oreste! Per quale motivo?» Non capivo perché l’aveva mandato. Ignazio era serio mai visto così.
«Il fornaio ha l’abitudine quando in pasta il pane, di togliersi l’anello e il braccialetto, oggetti d’oro che ripone su una mensola nel retrobottega. Sono spariti.»
«Cosa posso farci io! Oddio... non penserai tu e quello stronzo che li abbia presi io? Ora capisco la tua faccia. Oreste ti ha mandato perché sospetta di me vero? Tutto questo è assurdo» il sangue mi salì alla testa, andavo avanti e indietro nella cucina nervosamente.
«Pensi davvero che sono una ladra? Rispondi!»
«No! Però, stamattina nel retrobottega c’eri tu.»
«Che significa! Ero con lui stavamo scopando, poi, sei arrivato tu Oreste è uscito ho preso del pane e dei cornetti e me ne sono andata. Non ho visto alcun braccialetto né anello. Digli che mi denunci se pensa questo. Gli farò una controquerela e lo mando in galera per diffamazione.» Avrei voluto piangere solo il sospetto di quei due, mi faceva star male.
«Non ti denuncia se lo facesse, la moglie scoprirebbe tutto per questo ha mandato me.»
«Quindi tu sei l’investigatore, l’inquisitore. Allora scopri la verità. Ci saranno altri che sono entrati in quel maledetto retrobottega, scoprilo.»
«Mi sono già informato. Oltre a Oreste, hanno l’accesso al magazzino altre tre persone. Ovidio il nipote del fornaio quello che consegna il pane. Un ragazzo difficile ha avuto dei problemi con la giustizia a causa della droga. Maruska la donna delle pulizie di origini polacche. Faceva la badante e stata cacciata perché maltrattava la vecchietta che assisteva. Nunzio l’uomo di fatica con il vizio del gioco.»
«E tu con un campionario così vasto di presunti “ladri”, vieni da me. Indaga tra loro.»
«Lo farò stai tranquilla. Ti tirerò fuori da questa storia zia» mi si avvicina e mi mette le mani sui fianchi. «Ora pensiamo a noi due.» Mi dice attirandomi a se. Il mio corpo aderisce al suo sento che è eccitato.
«Ho altro per la testa in questo momento»
«non ci pensare zia. Vedrai che si chiarirà tutto lasciati andare.» Mi bacia la fronte, il naso, le guance arriva sulle labbra.
«Ti prego fermati Ignazio!» Per tutta risposta, infila la lingua nella mia bocca. Nonostante il morale a pezzi, rispondo a quel bacio. Le nostre lingue, si leccano incrociano entrano ed escono dalle nostre bocche. Un bacio carnale, passionale, libidinoso. Mi sfrego su di lui movendo il bacino lateralmente il suo cazzo è duro come un sasso. «Andiamo in camera zia, voglio scoparti sul letto.» Mi strizza le tette. Mi sto eccitando. Arrivati in camera, si spoglia frettolosamente buttando i vestiti sulla poltrona. Nudo non è per niente male ha un bel corpo e, un cazzo di tutto rispetto. Indosso una t- shirt e mutandine tolgo tutto. Siamo entrambi nudi ci abbracciamo.
La sua verga preme sul mio monte di venere tra i peli. Le nostre bocche, tornano a cercarsi ci stiamo baciando come prima con un maggiore trasporto. Mi mette le mani sulle spalle invitandomi a chinarmi lo faccio. Sono inginocchio davanti a quel rotolo di carne che prendo in bocca. Succhio, lecco, mordo quella verga a forma di banana.
«Ohhh... sei una gran porca.» Mi dice Ignazio con voce spezzettata. Si sono porca, troia, zoccola, puttana e mi piace esserlo penso tra me. «Voglio farti il culo, mettiti a pecora sul letto.» Con quel cazzone, mi farà male lo so, ma non voglio deluderlo. Mi metto come mi ha detto. Entra nel mio budello con un colpo secco lo sento nella pancia. È fermo non si muove. Il dolore è lacerante mi mordo il labbro inferiore. Comincia a trapanarmi. «Fa piano ti prego mi brucia.» Gli dico con voce sofferente. Mette la mano tra le cosce, e mi tentenna il clitoride. Il suo stantuffare è fatto di colpi secchi e precisi. Esce quasi del tutto per poi affondare energicamente. Questo mi provoca lo stimolo di evacuare, mi trattengo. «Ohhh... non sai quante volte ho immaginato questo momento, incularti era il mio sogno»
«... si, però non starci un’eternità sbrigati a venire.» Non resistevo più.
«Sei una cagna zia, una gran cagna.» Uno, due, tre fiotti di sborra calda, mi riempirono il budello. «Ahhh... sì... sì... tutto nel culo ohhh... puttana!» Si sfila. Ho l’impressione che nell’uscire, si porti con sé parte di me. Si sdraia supino hai il fiato grosso. Il suo cazzo è ancora eretto. Malgrado il dolore, ho voglia di godere. Mi netto su di lui e, infilo il cazzo nella fica lo cavalco. Non sarà il massimo dell’igiene metterlo in fica dopo che è stato nell’ano, ma che se ne frega voglio raggiungere l’orgasmo ad ogni costo. Poggio le mani sul suo petto e vado su e giù.
«Ci sei riuscito a fotterti la moglie di tuo zio eh bastardo! Voglio godere... godere.»
«Sei una bocchinara una lurida succhiacazzi che va con tutti stronza!»
«Sono una porca, una zozza che senza cazzo non può vivere. Ohhh... cristo santo sì... sì... vengo godo godooo... ! » Sono tutta un fremito, vibro come una corda di violino. Mi stendo al suo fianco, poggiando la testa sul suo petto.
«Per me, è stato il nipote un drogato è inaffidabile per avere la droga, è capace di commettere qualsiasi crimine. Ma anche la donna delle pulizie non è da escludere. Una che maltratta la vecchietta che accudisce, non si farebbe scrupoli a rubare. Però potrebbe essere stato anche l’uomo di fatica. Un giocatore è come un drogato non ha freni. Mamma mia che casino non ci capisco un cazzo.» Davvero non ci capivo niente tutti potevano essere colpevoli.
«Non tormentarti zia ci penserò io, rilassati.»
«Come faccio a rilassarmi con un’accusa del genere. Questa storia va chiarita subito altrimenti divento pazza!» Ignazio si alza e comincia a vestirsi. Infila slip, calzini e camicia, infine i pantaloni. Qualcosa gli cade dalle tasche. Mi affaccio dal letto per vedere cosa ha perso. Anche lui come me, fissa il pavimento. Mio Dio! A terra c’è il braccialetto e l’anello. Guardo Ignazio, ha il viso rosso e sempre impietrito.
«Che cosa significa!» Urlo scendendo dal letto. Raccolgo gli oggetti e, glieli metto sotto il naso.
«Mi dici cosa ci facevano questi nelle tue tasche? Dannazione parla!» Si lascia cadere sulla poltrona come un burattino al quale hanno tagliato i fili. Ha il capo chino e si tormenta le mani. Aspetto con ansia che inizi a parlare sono furibonda.
«Oreste mi ha telefonato dicendomi che gli erano spariti degli oggetti preziosi. Sono andato da lui. Abbiamo cercato nel retrobottega, ma niente poi, il fornaio è uscito sotto la mensola, dove erano appoggiati il braccialetto e l’anello, c’era un secchio pieno di farina. Ho messo la mano dentro e li ho trovati, me li sono messi in tasca.»
«Perché non hai detto a Oreste di averli trovati? Perché hai permesso che accusasse me?»
«Volevo fartela pagare per tutte le volte che mi avevi detto di no! Ero incazzato nero. Mi dicevo: “Con lui sì, e con me no, perché?” Ti ho odiata in quel momento dovevi pagarmela.»
«Mamma mia che brutta persona che sei. Avevi programmato tutto sapevi che con un’accusa del genere sulle spalle, sarei diventata più fragile e avresti potuto fare i tuoi comodi. Una volta raggiunto lo scopo, saresti andato dal fornaio dicendo che avevi trovato braccialetto e anello da me. Così te lo toglievi dalle palle con una fava prendevi due piccioni.»
«No! Avrei rimesso gli oggetti nel secchio e avrei fatto in modo che li trovasse scagionandoti. Perdonami zia!»
«Tieni fa quello che ti pare a me non interessa più niente né di te, né del fornaio sparisci.» Gli diedi gli oggetti e, lo misi alla porta.
Oreste venne da me per scusarsi lo cacciai in malo modo. Non andai più da lui a comprare il pane e Ignazio non si fece più vedere.

lunedì 9 agosto 2010

lunedì 12 luglio 2010

Racconto di un amico

Michela mamma in calore.


Giovedì 24 giugno 2010 ore 16,00.
Ha inizio la partita che vale la qualificazione agli ottavi di finale dei mondiali di calcio in Sud Africa.
Dalle prime fasi di gioco si capisce che per L’Italia non sarà una passeggiata. I nostri giocano male, sbagliano passaggi elementari la Slovacchia da l’impressione di poter controllare la partita sono più pimpanti.
Da un errore di De Rossi, nasce il vantaggio degli slovacchi. Il nostro portiere non ci è sembrato impeccabile forse quel pallone si poteva prendere. Finisci il primo tempo senza aver mai impensierito seriamente il portiere avversario. Una brutta Italia forse la peggiore vista negli ultimi anni. Lippi dovrà apportare delle modifiche a questa squadra se vogliamo passare il turno.
Nel secondo tempo, fuori Criscito e Gattuso per Maggio e Quagliarella. Le cose sembrano andare un po’ meglio. Il napoletano Quagliarella svaria sul fronte d’attacco. Ora a sinistra, ora a destra, e poi al centro. Una vera spina nel fianco della difesa avversaria. Dal suo piede nascono le azioni più pericolose. Si vede respingere un tiro sulla linea, un gol annullato e fa segnare Di Natale. Siamo sul 2-1. Sì perché nel frattempo gli slovacchi hanno segnato la seconda rete. È entrato anche Pirlo. C’è una sottile illusione possiamo farcela, ma arriva il gol del 3-1 da uno svarione della difesa anche in quest’occasione, Marchetti non ci è sembrato impeccabile. A pochi minuti dalla fine, Quagliarella segna un grandissimo gol da fuori aria che riaccende le speranze, ma ormai è troppo tardi la partita finisce con l’eliminazione Dell’Italia una fine ingloriosa usciamo al primo turno e ultimi in classifica con due punti. Passano agli ottavi, il Paraguay e la Slovacchia. La delusione è forte tutta colpa di Lippi che ha schierato nelle tre partite delle formazioni inadeguate insistendo su dei giocatori non all’altezza.
Sono avvilito. Decido di andare in spiaggia, anche se il tempo non è dei migliori. Il cielo è coperto e minaccia pioggia. Sulla spiaggia, ci sono solo la signora Michela e suo figlio, un ragazzino di dodici anni una vera peste. Siamo vicini di ombrellone. Michela è sdraiata sul lettino ha il reggiseno sbottonato sta prendendo un fantomatico sole che di tanto in tanto, si affaccia dalle nuvole. Il figlio riempie di sabbia e acqua dei secchielli vuole costruire un castello di sabbia. Guardandola a modo mi rendo conto che Michela è una bella donna avrà quarant’anni. Mora, prosperosa ha due tette niente male dove poggia libero il reggiseno. Il fatto di trovarci solo noi tre, mi stuzzica e mi fa fare dei “cattivi” pensieri sulla mia bella vicina. Ma c’è quella peste del figlio che mi frena nel fare delle avance alla madre.
«Com’è andata la partita?» Mi chiede la porcella. E nel girarsi il reggiseno scivola scoprendole il seno sinistro. L’aureola è ampia e rosa il capezzolo turgido.
«Non mi ci faccia pensare.» Rispondo fissandole la tetta lei, se ne accorge e sorridendomi la copre.
«Che pace magari fossero tutti i giorni così senza tutto quel casino.» Dice Michela guardando il mare.
«Anche a me piace poca gente ma buona.» Ho buttato l’amo sperando che abbocchi.
«Io rientro tra le buone?» Chiede con un pizzico di malizia.
«Alla grande. Solo standole vicino mi è passata la delusione per sconfitta patita. La sua presenza mi ha rigenerato.» Sorride e arrossisce un po’ questo la rende più seducente.
«Suo marito?» Le chiedo accendendomi una sigaretta. Sono seduto sul mio lettino lei è sempre sdraiata.
«Non ha ferie lavora. Sua moglie?»
«E’rimasta in albergo aveva mal di testa sta riposando.»
«Anch’io spesso ho mal di testa specialmente ora che non c’è mio marito.» La zoccola ci sta non ho dubbi.
«Se non ci fosse suo figlio, le darei un bel rimedio per il mal di testa.» Mi è venuto duro. Il reggiseno torna a scendere, ma stavolta non si copre lascia il seno scoperto.
«Antonello (il figlio), non è un problema a lui piace vedermi fare certe cose.» Non posso crederci così piccolo e già depravato un “voyeur” in erba. Guardo il figlio che proprio in quel momento si versa addosso un secchiello d’acqua.
«Mamma mi sono bagnato il costume.» Michela si mette seduta coprendo con il braccio i seni.
«Toglilo a mamma metti quello che è nella borsa.» Torna a sdraiarsi. Antonello si toglie il costume resto di sasso ha il cazzetto in erezione. Un cazzo simile a quello dei putti un po’ più grosso. È vicino alla madre nudo all’altezza della sua testa. Lei gli guarda il cazzo.
«E’sporco di sabbia puliscilo prima di mettere l’atro costume.» Mi sto eccitando un casino. Quei due mi riportano alla mente quando mamma ed io eravamo a Riccione.
«Fallo tu!» Risponde il figlio. Torna ad alzarsi con le braccia strette tiene fermo il reggipetto. Intinge la mano nel secchiello pieno d’acqua scappella il cazzo del figlio e lo pulisce. Ho le palle gonfie. Gli sta facendo una vera e propria sega. E mentre la fa, mi guarda con quella faccia da troia.
«Devo pulirlo bene.» Mi dice la porcona.
«Farebbe lo stesso con me?» Le dico con voce rotta dall’emozione.
«Perché no!» Ormai è fatta deve solo sparire la peste. Ma come? Antonello tenda di mettere il suo cazzetto nella bocca della madre. Che si sottrae.
«No a mamma fa il bravo.» Gli dice. È imbarazzata, ma capisco che sono avvezzi a certe cose secondo me giocano spesso madre e figlio. Michela, per l’ennesima volta torna a sdraiarsi. Il figlio con una mossa repentina gli porta via il reggiseno e si allontana. Lei si copre le tette con le mani. Quel moccioso mi sta diventando simpatico.
«Per favore vada a recuperare il mio reggiseno.» Mi dice con una voce infantile che me lo fa tirare ancora di più.
«A che le serve?Tolga le mani e lasci che la brezza marina le accarezzi quei meravigliosi seni.»
«Li trova attraenti? Non sono troppo grossi?»
«Sono perfetti.» Con un tantino di pudore che non guasta mai in una donna, toglie le mani. Le gote diventano rosse.
«Le voglio far vedere l’effetto che mi fa.» Abbasso il costume sul davanti il cazzo duro schizza fuori.
«Mamma mia se è grosso si copra per favore.» Il suo viso avvampa lo copre con le mani.
«Mi guardi la prego, solo un po’ poi mi copro.» Lentamente fa scivolare le mani sulla faccia. Mi guarda con un certo interesse.
«Le piace?» Domando scappellandolo tutto.
«Sì, ma ora lo rimetta dentro.» A malincuore mi ricopro. I capezzoli dei suoi seni si sono eretti. Antonello fa ritorno. Ha riempito di sabbia bagnata le coppe del reggipetto. E’ sempre nudo e l’ha in tiro.
«Ci faccio le colline intorno al castello.» Dice il simpaticone.
«Più che colline, ci verranno delle montagne.» Replico io guardando Michela.
«Così mi fa arrossire ancora di più.» Ribatte la zoccola in calore.
«Perché non fai con mamma quello che fa zio Antonio e quei due dell’altra sera?» Antonello nel dire queste parole mi viene vicino.
«Cosa fa zio Antonio con la tua mamma? E chi sono quei due?» Michela gira la faccia dall’altra parte.
«Boh! Non li avevo mai visti prima uno era straniero non capivo quello che diceva. Ora ti faccio vedere cosa facevano.» Si sdrai sulla madre che ha sempre la faccia girata dall’altra parte. Gli prende una tetta in bocca e comincia a succhiarla come se stesse poppando. Gli si strofinava addosso va su e giù con tutto il corpo Michela non reagisce lo lasciava fare. A un certo punto, Antonello chiude gli occhi e inizia a muoversi come un cane arrapato. Geme. Quell’amplesso tra madre e figlio mi sta facendo eccitare di brutto.
«Mamma... mammina sta succedendo ancora ohhh... »
«E’passato ora stai calmo riposa.» Incredibile il ragazzino è venuto. Trema tutto. La madre si sfila da sotto il corpo del figlio che sembra esausto. E’ in piedi ha il ventre bagnato dal seme della sua creatura.
«Che cosa pensa di me?» Dice sistemandosi i capelli.
«Niente assolutamente niente a parte che deve essere una gran femmina a letto.»
«Cosa glielo fa pensare?»
«I suoi occhi, la bocca, il corpo, tutto. Lei sprizza erotismo da tutti i pori.» Sospira. Antonello si è addormentato appagato.
«Glielo mette anche dentro?» Chiedo. Non mi risponde abbassa lo sguardo pudicamente.
«Che cosa facciamo?» Gli domando.
«A me lo chiede? È lei l’uomo.» Già, spetta a me proporre qualcosa lei, è la classica donna che non prende iniziative.
«Se vogliamo farlo, l’unico posto è il mare se la sente?»
«Dipendo da lei. Per me quello che decide va bene.» Sottomessa all’estremo. Ci avviamo verso il mare. Sono le sette di sera. Mano nella mano entriamo in acqua. Ci fermiamo quando siamo immersi dalla cintola in giù. Ci guardiamo intorno non c’è anima viva. Faccio un approccio per vedere come reagisce, gli metto una mano sotto il seno e lo sollevo comincio a ciucciarlo. L’atra mano, la infilo nelle mutandine del costume è eccitata. Se ne sta ferma come prima con il figlio non muove un muscolo. Ho voglia di baciarla in bocca. Poggio le mie labbra sulle sue e tiro fuori la lingua. Lecco le labbra serrate, poi, finalmente le dischiude e la mia lingua incontra la sua la prendo tra i detti e la succhio. Intanto le ho ficcato due dita nella fica la masturbo. Le nostre bocche si staccano. Geme, frigna, ansima la bella Michela. Tiro fuori il cazzo.
«Mi tocchi.» Le dico.
«E’troppo grosso mi fa impressione.» Risponde la maiala. Le prendo la mano e la porto sul cazzo. Lo stringe talmente forte da farmi male e nel fare questo emette un grido di piacere.
«Beata sua moglie.» Dice e inizia a masturbarmi con un tale trasporto che poche volte mi è capitato in vita mia. Michela ama il cazzo su questo non c’è dubbio. Avido, morboso, lussurioso, bramoso. Questi sono gli aggettivi per definire il bacio che ci stiamo dando. Le lingue, s’intrecciano entrano ed escono dalle nostre bocche mentre continuiamo a masturbarci. Non resisto più, la voglio far mia glielo voglio mettere tutto dentro.
«Si tolga le mutandine!» Gli ordino perentorio. Lo fa, le sfila e le tiene strette nella mano. Gli sollevo una gamba e guido il cazzo nella sua fica. Lei, si arrampica su di me mi mette le braccia intorno al collo e mi avviluppa i fianchi con le gambe come una piovra. È tutto dentro. Mi pianto bene con i piedi nella sabbia Michela va avanti e indietro lentamente senza fretta. Indietreggia con il bacino fino a farlo uscire del tutto poi avanza ingoiandolo con la sua vagina famelica. Ha gli occhi semichiusi e si morde il labbro inferiore. «Per favore dica qualcosa sia scurrile.» Mi dice passandosi la lingua sulle labbra. Vuole che la offenda tipico delle donne sottomesse.
«Ti piace il mio cazzo troia! Magari adesso tuo marito si sta spaccando la schiena a lavorare e tu sei qui che ti fai sbattere sei proprio una cagna.»
«Ohhh... sì continui la prego.» Si muove più velocemente.
«Puttana! Ti chiavi anche tuo figlio sei una gran zoccola. Chi è zio Antonio?»
«Il... fratello di mio marito.»
«... e lo scopi stronza?»
«Sì... sì... ohhh che bello sto venendo.» Si ferma. Mi stringe forte e ruota il bacino.
«Ohhh... venga anche lei mi riempia di sperma.»
«Si bocchinara adesso ti fiotto dentro tutta la sborra. Ahhh... eccomi ciuccia cazzi.» Sono venuto. Restiamo abbracciati per qualche istante poi, ci stacchiamo. Michela si rimette le mutandine. Mi tremano le gambe. È stato un amplesso breve ma intenso. Torniamo agli ombrelloni Antonello dorme ancora. Ci asciughiamo e poi ci sediamo sul mio lettino. Mi accendo una sigaretta.
«Che rapporto hai con tuo figlio?» Gli do del tu.
«Molto particolare Antonello, è un ragazzino strano fa di tutto per attirare le attenzioni degli uomini su di me. Gli piace vedermi fare sesso con altri. Giorni fa, ha manomesso il mio costume quando sono entrata in acqua, mi sono ritrovata nuda. C’erano tanti uomini intorno mi sono immersa fino al collo. Antonello mi è venuto vicino e ha iniziato a toccarmi. Non potevo reagire altrimenti gli altri avrebbero visto che ero nuda, lo lasciavo fare. Mi ha toccato talmente bene da farmi avere l’orgasmo.»
«Fate sesso completo?»
«Giochiamo molto è bravo sa quello che mi piace.»
«E i due dell’altra sera di cui parlava tuo figlio?»
«Due balordi. A uno ho fatto un pompino mentre l’atro mi ha voluto scopare in fica. Tutto questo sempre grazie a mio figlio è stato lui a rimorchiarli.» Si erano fatte le otto cominciava a far buio. Si rimette il reggipetto a fantasia e un copricostume bianco alquanto corto. Io la camicia.
«Ho una casa in affitto non distante da qui mi accompagna?» Continuava a darmi del lei. Prendo in braccio Antonello che non si sveglia. Michela prende la borsa di paglia e ci avviammo. La casa è a pianterreno entriamo. Michela mi fa strada fino alla camera adagio Antonello sul letto e usciamo Andiamo in cucina.
«Vuole che gli prepari un caffè?»
«Ti ringrazio, ma è ora che torni in albergo mia moglie sarà in pensiero.»
«Prima che se ne va, vorrei farle un bocchino, il suo cazzo mi piace tanto.» Non mi aspettavo una richiesta del genere. Lei lo capisce.
«Non faccio mai delle avance a un uomo aspetto sempre che sia lui a proporsi, ma con lei è diverso mi fa sentire a mio agio.»
«Ti ringrazio.» Si mette sulle ginocchia con il busto eretto. Mi abbassa il costume fino alle caviglie il mio cazzo è semiduro. Mi sbottono la camicia e me la tolgo. Mi accarezza con delicatezza sembra rapita, assorta dal mio sesso. Lo prende in mano e inizia a masturbarlo verso il basso. Si sta ergendo.
«Che meraviglia!» Esclama e prende la cappella in bocca e la ciuccia. È brava ci mette passione lo fa perché gli piace non tanto per farlo. Ha ingoiato mezzo cazzo. La cosa che mi manda fuori di testa, è che mentre lo ciuccia, geme come se la stessi chiavando in fica. In quel momento, entra Antonello. Cerco di richiamare l’attenzione di Michela che con la coda dell’occhio guarda il figlio che si avvicina. Michela non smette di pompare sono imbarazzato. Antonello, si mette dietro la madre gli afferra la testa con le mani e scandisce il tempo. La sprona, incita.
«Dai mamma dai!» Non mi sembra vero tra loro c’è un’intesa perfetta. Sono tutt’uno. Nonostante la presenza del figlio sto per venire. Glielo faccio capire alla porcona. Il ragazzino arresta il capo della mamma e la spinge verso di me lo ingoia quasi tutto.
«Bevi mamma manda giù tutto.» La zoccola non si fa pregare la sento deglutire ha bevuto.
«Hai visto com’è brava la mia mamma eh!» Mi dice l’ometto con orgoglio. Torno in albergo con un pensiero fisso quello di rincontrare i due.

martedì 29 giugno 2010

Taricone è morto.


Lasciate un pensiero.

mercoledì 9 giugno 2010

Mondiali


Le prime quattro squadre in ordine di classifica.
Il gioco è terminato.